L’immagine del frontespizio – per gentile concessione del fotografo Claudio Guardi – è una suggestiva veduta della Certosa di Firenze fatta costruire da Niccolò Acciaiuoli (1310-1365) a partire dal 1338. Vi lavorarono Michelangelo, Andrea della Robbia e fu soprattutto il rifugio del grande pittore toscano Jacopo Carucci, detto il Pontormo, ma anche di sant’Andrea Corsini, carmelitano, che cercava di sfuggire alla nomina del Papa che lo voleva vescovo di Fiesole, anche se poi accettata. Un gioiello, per Firenze e per il mondo, santificato dalla presenza orante dei Certosini e successivamente custodito, a partire dal 1958, dai Monaci Cistercensi di Casamari. Quasi alla vigilia di questo S. Natale, il 14 dicembre 2017, festa di san Giovanni della Croce, l’arcivescovo di Firenze, cardinal Giuseppe Betori, dopo la sofferta decisione dei monaci di Casamari di lasciare la Certosa, l’ha affidata alla cura della nostra Comunità. Agli amici e amiche della nostra fraternità, a tutti i fratelli e sorelle nella fede, chiediamo la carità della vostra preghiera per questo nostro impegno che abbiamo ricevuto come un invito di Dio ad animare, spiritualmente e culturalmente, la Certosa di Firenze che il grande architetto Le Corbusier definiva «l’edificio più bello del mondo».

Dalla soddisfazione di sé del “buon cattolico” che “compie i suoi doveri”, legge “un buon giornale”, “vota bene” ecc., ma che per il resto fa ciò che gli aggrada, vi è un lungo cammino per arrivare a una vita che sia nelle mani e che venga dalle mani di Dio, con la semplicità del bambino e l’umiltà del pubblicano. Ma chi ha percorso una volta quel cammino, non tornerà più indietro. Essere figli di Dio vuol dire appunto diventare piccoli e grandi nello stesso tempo. Santa Teresa Benedetta della Croce-Edith Stein, Il mistero del Natale (Edb, Bologna 2017, pp. 47-48).

Natale del Signore 2017

Chi volta con timore e tremore le pagine
di questo nascosto e febbrile inverno, troverà
che sono state ormai perdute
nella dimora dell’ultimo autunno
quando, allora, vestiva i passi dell’aria
con il puro oro del suo stanco e arcano respiro.
Che faranno quelle foglie che vivono
il disinganno degli alberi?
Ora che l’angelo della storia
sfoglia soltanto il gelo dell’anima che ci sovrasta,
e noi, Signore, siamo avvizziti come foglie,
il cuore portato via
con il vento del nostro tempo? (Is 64,2.7)
Non c’era il tuo Nome
nelle mani pur segnate da giovani stelle.
Ma gli Angeli di Betlemme sono ancora
qui, sulla terra, e cercano con noi il tuo volto
di Dio Bambino che ci ripete “seguimi”
nell’unico cammino della vera vita
che sceglie sempre tra la luce e le tenebre.

Buon Natale e sereno Anno nuovo
dalla Comunità di San Leolino

 

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